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“ESSERE DONNA E MULATTA IN TEMPI DI ADUNATA”: riflessioni dal margine

Tratto saperi banditi

Condividiamo la seguente riflessione di una compagna. L’adunata è stato anche questo.

Maggio 2018. Trento, sicura, silenziosa, regina di decoro urbano si prepara ad accogliere 600000 militari e simpatizzanti smaniosi di sfilare per giorni a passo di marcia.
Da settimane la città è in fermento, i camion di bitume rompono i silenzi notturni, squadre di pompieri vengono arruolate per onorare la patria e adornare la le facciate di bandiere tricolore, anche la bella e ormai succube sede di sociologia si veste a festa e da il ben venuto agli alpini. Allora via le bici, disinfetta i parchi da migranti e accattoni, scattano ordinanze su ordinanze speciali. 10 maggio è tutto pronto.

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Spese militari e “dannate della guerra”

Riceviamo e diffondiamo:

Per quanto riguarda, invece, il mio intervento sull’impatto delle guerre neoliberiste sulle vite delle donne, potete ascoltarlo in podcast:

Spese militari e “dannate della guerra”

A fronte di questo ‘bel’ quadretto, mi chiedo come si possa ancora pensare di chiedere allo Stato con l’elmetto di garantire alle donne la – testuale – “giustizia riproduttiva”.

Ci siamo forse dimenticate che l’obiezione di coscienza sull’interruzione volontaria di gravidanza è garantita dall’art. 9 della legge 194/78?

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A quarant’anni dalla promulgazione di questa legge, c’è ben poco da commemorare. Assai diverso sarebbe superare, su tale questione, le leggi fasciste sulla “integrità e sanità della stirpe” (e dell’onore patriarcale…) rilanciando la depenalizzazione dell’interruzione di gravidanza (anche dal punto di vista delle sanzioni amministrative!), come volevano le femministe radicali già negli anni ’70.

Che alle donne ci pensino le donne stesse, autodeterminandosi; non lo Stato!

Sulla proposta di inserire l’educazione sessuale nelle scuole, sempre più legate a doppio filo con l’apparato militare, non sto nemmeno a fare commenti.

D’altra parte, non dobbiamo sorprenderci che certo femminismo ammaestrato, suprematista e collaborazionista non spenda mezza parola sulla crescente militarizzazione né si schieri fattivamente al fianco delle dannate della guerra…


Trentino: La grande adunata degli Alpini e la piccola adunata dei (gesti) refrattari

La grande adunata degli Alpini e la piccola adunata dei (gesti) refrattari

Un po’ di storia in tempi di amnesia interessata

In guerra la prima vittima è la verità.

Eschilo

La Prima guerra mondiale è costata al proletariato italiano 680 mila morti, mezzo milione di invalidi e mutilati, un milione di feriti. A conferma del fatto che, tolti i cenacoli nazionalisti e le ridotte schiere dell’interventismo cosiddetto democratico o “rivoluzionario”, la gran massa dei coscritti visse la guerra come tragica fatalità o come immane macello a cui sottrarsi, parlano gli atti dei tribunali militari: 870 mila denunce, delle quali 470 mila per renitenza; 350 mila processi celebrati; circa 170 mila pene detentive, tra le quali 15 mila all’ergastolo; 4028 condanne a morte (in gran parte in contumacia), delle quali 750 eseguite. Un numero, quest’ultimo, assai superiore a quello delle condanne capitali eseguite in Francia (600), Gran Bretagna (330) e Germania (meno di 50), nonostante la più lunga partecipazione al conflitto e il maggior numero di soldati impegnati dai rispettivi eserciti. I numerosi atti di ribellione e di ammutinamento – dallo “sciopero” per le mancate licenze agli spari in aria, al fuoco indirizzato contro gli ufficiali particolarmente odiati – hanno incontrato una repressione spietata, fatta di decimazioni, di fucilazioni sommarie, di spari alle spalle da parte dei carabinieri, il cui ruolo era quello di spingere anche con le baionette i soldati fuori dalle trincee durante gli assalti suicidi ordinati dai comandanti per conquistare qualche metro di territorio nemico. Tra i generali, «che la guerra l’avete voluta,/ scannatori di carne venduta/ e rovina della gioventù» (Gorizia tu sei maledetta), oltre a Cadorna, «nato d’un cane» (E anche ar me marito), si distinsero nelle fucilazioni sommarie Andrea Graziani, Gugliemo Pecori Giraldi e Carlo Petitti di Roreto, a cui ancora oggi sono intitolati monumenti, vie, piazze, targhe commemorative e rifugi montani (come il rifugio Graziani ai piedi del Monte Altissimo in Trentino).

Al tempo della guerra contadini e contrabbandieri

si mettevano delle foglie di Xanti-Yaca sotto le ascelle per cadere ammalati.

Le febbri artificiali, la malaria presunta

di cui tremavano e battevano i denti,

erano il loro giudizio

sui governi e sulla storia

(Vittorio Bodini)

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Trento: Per gli alpini nulla

Tratto da Saperi Banditi
Improvvisamente la città si tappezza di bandierine issate in alto, striscioni ovunque, nuovi negozi aperti,strade rifatte, nuovi gadget in vendita, il tutto in un tetro tono alpino che veicola e fomenta l’ assimilazione in un’identità preconfezionata, nella più totale italianità, nella più radicata passività e nel patriottismo di merda.
La città si riempirà di cori, gente, alcol, insomma quel che comunemente viene definito come degrado, viene promosso e agevolato dalle stesse istituzioni che normalmente non si fanno alcun problema a sanzionare ogni atteggiamento non conforme al “buon senso civico”. Assistiamo dunque alla sospensione di norme in funzione di un accrescimento dell’economia trentina che usa i suoi soldi per un’urbanità ad uso e consumo del cittadino benestante, conservatore , civile, inquadrato, moderato, meschino, banale, civile, tradizionalista, benpensante, conformista e perbenista.
E’ incredibile come si sia mobilitata la città di Trento (e non solo: Rovereto, Riva e tutte le valli da qui al Veneto e Lombardia) per accogliere questi alpini… nell’immaginario comune essi vengono rappresentati con tutta quella carica folkloristica che si impregna di tradizione italica, come degli innocui vecchietti che voglion solo far baldoria, e mal che vada, se proprio devono lavorare, assumono una connotazione assistenzialistica in veste di “protezione civile”.

Trento: Iveco Defence Vehicles all’Università

Giovedì 3 maggio, durante la presentazione aziendale della Iveco Defence Vehicles nella Sala conferenze del dipartimento di Economia, un gruppo di compagne e compagni ha interrotto per qualche minuto la sfacciata presenza organizzata per gli 80 anni dalla produzione aziendale. Nello stupore dei partecipanti, è stato letto un testo all’interno dell’aula e poi distribuito nel cortile dell’università.

Di seguito il testo distribuito:

L’Università e la guerra

Così si conforta il giovane a perseguire nel suo studio scientifico

senza che si chieda che senso abbia, dicendogli:« Tu cooperi

all’immortale edificio della futura armonia delle scienze e sarà

un po’ anche merito tuo se gli uomini quando saranno grandi,

un giorno sapranno». Ma gli uomini temo che siano sì bene

incamminati, che non verrà loro mai il capriccio di uscir della

tranquilla e serena minore età.

Carlo Michelstaedter

Negli ultimi mesi sono stati diversi gli eventi organizzati dall’Università che hanno visto partecipare le più note industrie belliche (Fincantieri, Leonardo, General Motors), dalla “Green Week” al “Career Fair”, alle presentazioni aziendali specifiche. Oggi il rinomato ateneo trentino organizza un incontro con l’azienda bolzanina Iveco Defence Vehicles.

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Sardegna: Joint Stars – RELOAD

Tratto da nobordersard

Riparte dalla Sardegna l’esercitazione interforze organizzata dal ministero della difesa. Da lunedì 7 Maggio al 18 nei poligoni sardi si eserciteranno le forze armate italiane e atlantiche per valutare la capacità d’intervento nelle situazioni di conflitto.

Quest’anno la novità sarebbe nelle difficoltà maggiorate dell’esercitazione che prevede simulazione di attacchi ciberneteci, chimico biologici e radiattivi.

La valutazione comprende anche la capacità d’intervento basata sul binomio velocità-efficacia dei contingenti Nato Very High Readiness Joint Task Force.

Le spese militari sono in aumento a livello mondiale con una spesa di 1739 miliardi di dollari, le fabbriche di armi continuano a produrre senza sosta incrementando i conflitti, le istituzioni ovviamente tacciono complici di fronte all’unico settore che non conosce crisi.

In un momento in cui le lotte languono e il comparto militare cresce, c’è da riflettere sul nostro parziale immobilismo.


Trento: Due giorni contro la guerra


I moderni guerrieri dell’Aosta: “Fate che i bambini vengano a Noi!!!”

Pubblichiamo questo testo di Antonio Mazzeo sulla presenza della Brigata “Aosta” nelle scuole di Messina, testo interessante per capire come il mondo militare si fa sempre più presente nelle aule delle scuole italiane.

Nei giorni in cui si moltiplicano nelle scuole di ogni ordine e grado di Messina le iniziative del progetto “Esercito e Studenti Uniti nel Tricolore”, voluto dalla Brigata “Aosta” in collaborazione con tanti dirigenti e fortunatamente pochi insegnanti per presentare il volto buono e ludico di uno dei reparti da guerra d’élite delle forze armate italiane, il 5° Reggimento Fanteria “Aosta” di stanza nel capoluogo dello Stretto si addestra con i propri mezzi pesanti nel martoriato poligono di Punta Bianca (Agrigento). Scopo dell’esercitazione quello di completare la formazione di “perfezionamento delle procedure di reparto mediante l’esecuzione di atti tattici con particolare riferimento al combattimento offensivo”.

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Berlino: Incendiati cavi di rete contro il controllo tecnologico e la guerra ad Afrin

Tratto da roundrobin.info

Berlino (Berlin), 26 marzo 2018

Con una dichiarazione pubblicata addirittura su vari „Paste-Bins“ (dove si può diffondere anonimamente dei testi), un cd Gruppo Vulcano rivendica di nuovo un attentato all’infrastruttura di comunicazione: Il „Gruppo Vulcano Spezzare ilDominiodellaRete“ dice di avere incendiato una grossa quantità di cavi sotto il ponte Mörsch a Berlino. Secondo la dichiarazione pubblicata (i link vedi in basso) furono tranciati in modo specifico dei cavi usati „dai militari e i loro prestatori di servizi, dal picchetto aereo del governo federale, dall’amministrazione del Land Berlino, da grandi imprese, da gestori di nodi Internet e dall’aeroporto Tegel“.

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Sbarchi militari a Sant’Antioco, L’ESERCITO STA USANDO UNA NUOVA NAVE

Tratto da nobordersard

La parte interessante di questa notizia non è il consueto sbarco di brigate corazzate al porto di Sant’antioco, ma bensì il fatto che a portare qui i militari non sia stata la Maior o l’Altinia ma una nave chiamata CAPUCCINE.

Questa può sembrare una cosa da poco ma in realtà rappresenta una novità assoluta, infatti negli ultimi quattro anni i trasporti dei mezzi dell’esercito italiano sono stati sempre effettuati dalle navi dell’armatore Visentini di Rovigo, che di anno in anno rinnova l’appalto con il ministero della guerra. Non sappiamo se si tratti di un nuovo acquisto di Visentini o se di un nuovo appalto dello stato. Ci aggiorneremo e vi faremo sapere, nel frattempo vi offriamo le foto dello sbarco.