Category Archives: Contributi antimilitaristi

Turchia: attacco militare nel nord Iraq contro il PKK

Tratto da https://radioblackout.org/2020/06/turchia-attacco-militare-nel-nord-iraq-contro-il-pkk/

Turchia: attacco militare nel nord Iraq contro il PKK

Il 15 giugno è annunciata ufficialmente un’operazione militare turca in Iraq settentrionale per colpire 81 postazioni appartenenti al Pkk. Oltre a bombardamenti aerei, sono arrivati anche soldati per un intervento via terra. Ad oggi risultano colpite una decina di postazioni, secondo Ankara. Il Pkk invece dichiara che i primi bombardamenti sono avvenuti attorno ai campi profughi e non contro le proprie postazioni. Ieri il Pkk ha specificato che dopo 3 giorni di scontri si sono registrate 2 morti tra le loro fila e 10 tra i soldati turchi: l’operazione turca non sembra quindi aver registrato grandi successi per ora. La comunità kurda ha risposto con manifestazioni di piazza, anche se vietate dal governo turco, e oggi siamo al quarto giorno della marcia indetta dall’Hdp, Partito democratico dei Popoli, unico partito parlamentare ad esprimersi a riguardo. Ci sono stati anche altri cortei di solidarietà contro l’attacco militare. Per quanto riguarda la comunità internazionale, la Commissione Europea si è espressa contro l’operazione, e il parlamento iracheno per due volte ha mandato una comunicazione alla Turchia invitando a ritirare le truppe. Barzani, leader del partito kurdo iracheno, non si è espresso. Non è una novità che la Turchia entri nel nord dell’Iraq con la scusa di combattere il terrorismo per la sicurezza interna. Scontri e bombardamenti sono ancora in atto. Tutto questo avviene mentre la Turchia è impegnata anche in Libia e Siria: in tutti questi fronti, Ankara ha rapporti con gli Stati uniti, ed è probabile che in Iraq abbia agito con il benestare degli USA.

Ne abbiamo parlato con Murat Cinar, ascolta la diretta:

https://radioblackout.org/2020/06/turchia-attacco-militare-nel-nord-iraq-contro-il-pkk/

 


Guerra contro la popolazione kurda

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Guerra contro la popolazione kurda

(junge Welt 16 giugno 2020)

L’aviazione aerea turca colpisce nel nord-Irak in preparazione di un’offensiva a terra.

Di fronte ad un’economia paralizzata e a valori di adesione sprofondati, il presidente turco Tayyip Erdogan, ha scelto ancora una volta la guerra: in pratica, mettendo in gioco la carta kurda, le fila del nazionalismo kurdo devono schierarsi con lui.

Nella notte di ieri (lunedì 15 giugno) l’esercito turco ha iniziato una grossa offensiva nel nord-Irak; il suo nome è “Operation Adlerklaue” (*), che è d’aiuto alla sicurezza dei confini della Turchia e della sua popolazione, ha dichiarato il ministero della difesa turco.

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Dal 2016 i Carabinieri addestrano l’intelligence e la polizia segreta del Qatar

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Dal 2016 i Carabinieri addestrano l’intelligence e la polizia segreta del Qatar

14.06.2020

Chi concorre alla formazione delle forze speciali e della guardia personale dell’emiro del Qatar nella “lotta al terrorismo” o nella “gestione dell’ordine pubblico”? L’Arma dei Carabinieri…

Istituita nel 2004 dall’allora sovrano Sheikh Hamad bin Khalifa Al-Thani che abdicò a favore del figlio nove anni dopo, la Lekhwiya è il corpo d’élite delle forze di sicurezza qatarine che sovrintende a delicate operazioni d’intelligence e di “controllo interno”. A seguito dell’Accordo tecnico firmato a Doha il 14 marzo 2016 dal generale Fahad Rashed Al-Ali, Comandante della Lekhwiya Security Force, e dall’allora Comandante generale dei Carabinieri, gen. Tullio Del Sette (già Capo di gabinetto della ministra della difesa sen. Roberta Pinotti), Qatar e Italia hanno avviato programmi di “cooperazione nell’ambito dell’addestramento e dello scambio delle migliori pratiche in relazione al servizio di istituto”.

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A Camp Darby il Comando italiano delle operazioni speciali e psicologiche

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A Camp Darby il Comando italiano delle operazioni speciali e psicologiche

15.06.2020

Martedì 9 giugno è stata issata la bandiera italiana; venerdì 12 l’inaugurazione della nuova sede del Comando delle Forze Speciali dell’Esercito (COMFOSE), presente il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. L’area a nord della grande base di Camp Darby, in Toscana, è stata presa in consegna dalle forze armate italiane a seguito della decisione del Pentagono di rivedere le modalità organizzative e di gestione di quello che è il principale hub di stoccaggio di mezzi e sistemi d’arma delle forze terrestri Usa nel sud Europa. Con un investimento infrastrutturale plurimilionario, l’Esercito italiano potrà così coronare il sogno di realizzare in provincia di Pisa un centro strategico dove ospitare le forze d’elite destinate alle guerre “non convenzionali” e alle famigerate operazioni psicologiche.

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Ed ecco la NATO per le guerre del prossimo decennio…

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Ed ecco la NATO per le guerre del prossimo decennio…

09.06.2020

Da qui al 2030 faremo la NATO ancora più forte”. Lo ha annunciato lunedì 8 giugno il Segretario Generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, a conclusione di un meeting con i membri del Consiglio Atlantico e del German Marshall Fund degli Stati Uniti d’America. “E’ stata questa un’occasione per riflettere sui temi che l’Alleanza dovrà affrontare da qui ai prossimi dieci anni per continuare a sentirci sicuri in un mondo ancora più incerto”, ha spiegato Stoltenberg. “La NATO deve continuare ad essere forte militarmente, essere più unita politicamente ed assumere un più ampio approccio globale. Per questo si deve continuare a investire nelle forze armate e in moderni sistemi militari. Rafforzare politicamente la NATO significa utilizzare l’Alleanza quale forum di discussione e, quando necessario, agire e affrontare le questioni che minano la sicurezza, operando più strettamente con i partner per difendere i nostri valori in un mondo dove cresce la competizione globale”.

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Saluzzo: I militari “accolgono” i braccianti

Tratto da https://radioblackout.org/

Saluzzo. I militari “accolgono” i braccianti

Scritto dainfosu 2 Giugno 2020

Nel principale distretto ortofrutticolo del Piemonte comincia la stagione delle raccolte.

All’inizio dell’estate nella zona arrivano dodicimila lavoratori, in gran parte immigrati.

Ogni anno per loro non ci sono né case, né tende. Al foro Boario, luogo di incontro informale dei migranti e, per anni, anche zona dove trovavano rifugio per la notte, quest’anno è arrivato l’esercito.

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Nasr 19, giochi di guerra dei bersaglieri spediti in Qatar

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Nasr 19, giochi di guerra dei bersaglieri spediti in Qatar

 

Lo Stato Maggiore dell’Esercito lo ha definito “il più importante rischieramento di forze terrestri da combattimento italiane in Medio Oriente dal ritiro del contingente Antica Babilonia schierato in Iraq tra il 2003 e il 2006”. All’inizio del settembre 2019, 800 militari e più di un centinaio di mezzi pesanti tra carri armati, blindati e cannoni sono stati inviati ad esercitarsi nell’arido deserto del Qatar, insieme alle truppe d’assalto qatarine. I war games si sono svolti per oltre un mese nel maxi-poligono di Al Ghalail, a sud della capitale Doha. Nome in codice della maxi-esercitazione bilaterale, NASR 19, protagonisti i bersaglieri della Brigata “Garibaldi” di stanza in Campania e in Calabria e la 2^ brigata delle Forze Terrestri del Qatar. A coordinare l’intera operazione, a fianco dello Stato Maggiore della Difesa, i rappresentanti della Farnesina e l’onnipresente ufficio diplomatico italiano in Qatar. “Grazie a NASR 19 – riferiva l’allora ambasciatore Pasquale Salzano – si rafforza la collaborazione non solo tra le forze armate, ma complessivamente fra lo Stato del Qatar e la Repubblica italiana”. “Abbiamo accettato rapidamente l’invito del Qatar perché la zona d’esercitazione offre caratteristiche idonee allo svolgimento di attività che, per numero di veicoli cingolati e ruotati impiegati e per volume di fuoco, non sarebbe possibile sviluppare presso aree addestrative presenti sul territorio italiano”, spiegava invece il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale Salvatore Farina, presente alle azioni di fuoco insieme al Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli. “L’esercitazione rappresenta il momento culminante di un’intensa attività di cooperazione tra i due Paesi che, nel rinsaldare i reciproci rapporti di amicizia, hanno avviato un intenso scambio di visite e addestramenti congiunti. Lo scopo principale di questo importante evento addestrativo, oltre a valutare le modalità di rischieramento nell’area del Golfo Persico di un dispositivo pesante dell’Esercito, è quello di innalzare il livello di integrazione e interoperabilità delle unità affinando sia le procedure da attuare a in ambito Posti Comando, sia i procedimenti d’impiego delle unità”.

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Peccato che al coronavirus non possiamo sparare, altrimenti avremmo già vinto!

Tratto da https://murri.noblogs.org/post/2020/06/02/peccato-che-al-coronavirus-non-possiamo-sparare-altrimenti-avremmo-gia-vinto/

 

Peccato che al coronavirus non possiamo sparare, altrimenti avremmo già vinto!

2 Giugno, 2020

 

In un paese, il nostro, in cui è presente una sola azienda che produce ventilatori polmonari, ma 231 che fabbricano armi, la retorica della guerra al Covid-19 ha trovato linfa adatta di cui alimentarsi. E, non appena identificato a Codogno il paziente 1 affetto da coronavirus, il linguaggio mainstream è immediatamente entrato in guerra. L’Italia, come tutti gli altri Stati, ha dichiarato “guerra al Covid19”, “nemico” invisibile da combattere, le terapie intensive sono diventate “trincee” dove medici e infermieri lavoravano ininterrottamente, l’approvvigionamento di mascherine è stato trasformato in “economia di guerra”, qualcuno ha paventato che fosse necessario un cambio di mentalità “come in tempi di guerra” e per la fase 3 da più parti si parla di “ricostruzione”  e di “dopoguerra” come nelle situazioni post belliche.

E, come in tutti gli scenari bellici che si rispettino, il lockdown globale non ha arrestato la produzione e il commercio di armamenti, considerati “beni di apicale importanza”. Non si è arrestata a Cameri la linea di  produzione dei cacciabombardieri nucleari del programma F35 della Lockheed Martin; non ha fermato la produzione destinata all’export bellico la Beretta, pur convertendo, più per pubblicità che altro, alcune stampanti alla produzione di valvole in 3D per le terapie intensive. Non si sono fermati i traffici internazionali di materiale bellico destinato alle guerre sporche, come ci hanno mostrato i portuali di Genova che hanno bloccato lo scarico della nave saudita con nella stiva decine di blindati Hercules di fabbricazione statunitense diretti verso le guerre in Medio Oriente.

Tutte le maggiori industrie di armi dei gruppi Leonardo e Fincantieri sono a partecipazione statale, ma di fronte a un’emergenza di proporzioni mai viste nessuna linea di produzione di materiale bellico è stata riconvertita per la realizzazione di materiale sanitario; d’altro canto nel corso degli anni abbiamo visto come l’aumento delle spese militari sia sempre stato proporzionale alla diminuzione delle spese per la sanità e il welfare.

La spesa militare italiana, aumentata di oltre il 6% rispetto al 2019 ha superato i 26 miliardi di euro su base annua, equivalenti a una media di 72 milioni di euro al giorno. Ma, in base all’impegno preso dal nostro paese nella Nato, essa dovrà continuare a crescere fino a raggiungere una media di circa 100 milioni di euro al giorno, mentre occorreranno enormi risorse per affrontare le conseguenze sociali ed economiche della crisi del coronavirus a partire dalla disoccupazione.

Il Covid-19, tra le mille contraddizioni del nostro vivere che ha messo in evidenza, ci ha sbattuto in faccia una verità: non sono le armi e gli strumenti militari a garantire la sicurezza, che deve essere invece realizzata attraverso tutte quelle iniziative che salvaguardano la salute, il lavoro, l’istruzione e l’ambiente.

Se il coronavirus quest’anno ci risparmia le parate terrene del 2 giugno con cui lo stato ogni anno celebra se stesso trasformando la nascita della repubblica nella festa delle forze armate, la retorica patriottica solca comunque i cieli con le Frecce Tricolori che sorvolano per cinque giorni su tutto il paese, a partire dalle aree più colpite dalla pandemia, per dare un segno di “ripresa”.

Le piazze del 2 giugno sono state “prenotate” della destra italiana con le loro mascherine tricolori. La festa della repubblica, a dispetto di chi ha combattuto per renderla vera, è sempre stata appannaggio della destra italiana sia essa istituzionale (forze armate, presidenza della repubblica, capi di stato e di governo) che eversiva (nazionalisti di ogni risma ai quali si sono uniti negli ultimi anni gli autonomisti padani). A noi, gli antimilitaristi, gli antifascisti, i pacifisti, gli ecologisti, è sempre stato assegnato il retro-palco: scortati (se non attaccati) dalla polizia.

Non c’è nulla da riprendere: c’è da far sentire il dissenso nei confronti un modello di sviluppo che privilegia l’economia alla salute e affermare ancora una volta che possiamo fermare le guerre solo eliminando gli stati nazionali, le frontiere, gli eserciti e con la riconversione della spesa militare.


Sbarchi militari dell’Unione Europea nei paesi dell’Africa ovest

Riceviamo e pubblichiamo:

 

Sbarchi militari dell’Unione Europea nei paesi dell’Africa ovest

(junge Welt 30 maggio 2020)

La maggioranza del Bundestag, (parlamento della RFT, composto da 485 deputat*) venerdì 29 maggio ha votato a favore dell’invio di 450 soldati nel Mali il cui scopo è la “missione di addestramento”, deciso dall’UE. I 149 voti contrari provengono da Ver.di e dalla Sinistra.

La “missione” è parte organizzata che dà continuità alla missione avviata dall’ONU in Mali per dare sostegno al “processo di pace”, chiamata “Minusma”, in cui sono già sono impiegati 1.100 soldati, viene ora estesa con l’inserimento-impegno dell’UE a: Mauretania, Burkina Fasu, Niger e Ciad. Suo scopo dichiarato è condurre, vincere la “lotta contro i gruppi terroristi islamici e le bande criminali”. Alla Bundeswehr è in particolare affidata l’operazione marina“Gazelle” diretta a formare in Niger “squadre di sommozzatori.”

Già mercoledì il Bundestag aveva votato a favore della partecipazione di 400 soldati tedeschi all’operazione marina “Atalanta” da compiere davanti alle coste della Somalia. In concreto, il compito primo affidato a questa “operazione” è: “prevenzione e deterrenza della pirateria al Corno d’Africa ,unita alla copertura, alla certezza dell’aiuto del programma alimentare mondiale e dell’Unione Africana.”

 

 

 

 

 

 

 


Aggiornamenti sulla collaborazione della politica italiana con lo Stato del Qatar

Aggiornamenti sulla situazione della politica italiana con lo Stato del Qatar

https://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2020/05/doha-invia-materiale-sanitario-roma.html

https://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2020/05/sfilata-della-politica-italiana-in.html

https://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2020/05/le-armi-che-leonardo-italia-ha-venduto.html