Serate informative su Finmeccanica

Il dossier è  scaricabile qui


Perquisizioni tra Rovereto e Trento

Questa mattina all’alba (2 dicembre), i carabinieri hanno perquisito una quindicina di abitazioni tra Rovereto e Trento (più una a Treviso). I militi, eseguendo un mandato emesso dalla procura di Trento e riferito a diciotto tra compagni e compagne, cercavano materiali (indumenti, vernice, volantini) collegati all’incursione con fumogeni e vernice durante la conferenza a Sociologia, il 28 ottobre scorso, di un professore di diritto e due ufficiali dei carabinieri sulle “missioni di pace” del governo italiano all’estero. Almeno un centinaio i carabinieri mobilitati per le perquisizioni.
Che dire? Quello che abbiamo già detto. Contro i professioisti della guerra e i loro reggicoda accademici un po’ di vernice è il minimo.

anarchici


Un riarmo da un miliardo di euro (dal governo a Finmeccanica)

Le commissioni Difesa di Camera e Senato hanno approvato in fretta e furia, e con il silenzio-assenso dell’opposizione Pd, un programma di riarmo del valore di quasi un miliardo di euro, buona parte dei quali finiranno alle aziende belliche del gruppo Finmeccanica.

Il programma pluriennale di acquisizione di armamenti, legato al crescente impegno bellico dell’Italia sul fronte di guerra afghano e alle esigenze strategiche della Nato, prevede una spesa complessiva di 933,8 milioni di euro nell’arco dei prossimi quattro/nove anni. Vediamo il dettaglio di quella che potrebbe essere l’ultima lista della spesa del ministro della Difesa, Ignazio La Russa.

200 milioni di euro sono destinati a fornire gli elicotteri da guerra A-129 Mangusta, operativi in Afghanistan, dei nuovi sistemi di puntamento Ots fabbricati dalla Selex Galileo Finmeccanica, che consentiranno di colpire al meglio gli obiettivi ”nei nuovi scenari di impiego degli elicotteri, in situazioni caratterizzate da fluidità e indeterminatezza della posizione delle forze amiche e nemiche”. Nella stessa cifra è compresa una fornitura, sempre per gli elicotteri Mangusta, di nuovi missili anticarro Spike, di fabbricazione israeliana, che andranno a sostituire gli attuali missili Tow, meno potenti.

22,3 milioni di euro verranno spesi per l’acquisto di 271 mortai da 81 millimetri di nuova generazione, fabbricati all’estero, e del relativo munizionamento, prodotto invece negli stabilimenti di Colleferro (Roma) dell’azienda di armamenti italo-britannica Simmel Difesa. Pezzi d’artiglieria più precisi, destinati a ”elevare le capacità operative delle unità terrestri attualmente impiegate nei diversi teatri operativi” (leggi: sul fronte afghano).
125 milioni di euro sono stanziati per la costruzione, alla Fincantieri Genova, di una nuova unità navale della Marina militare con funzione di appoggio alle forze di incursori, ricerca e soccorso, destinata a sostituire la vecchia nave A-5306 Anteo. Sarà una nave da guerra, armata di cannoni e mitragliatrici, di quelle con i portelloni anteriori per lo sbarco di mezzi anfibi.
87,5 milioni di euro verranno spesi per dotare i sommergibili classe U-212 (il ‘Salvatore Todaro’, lo ‘Scirè’ e altri due in costruzione) di un nuovo siluro ‘pesante’ (6 metri lunghezza per 1,2 tonnellate), evoluzione dell’attuale modello A-184. A costruire questi nuovi missili subacquei sarà la Whitehead Alenia Sistemi Subacquei(Wass) di Livorno, del gruppo Finmeccanica.

63 milioni di euro serviranno a realizzare, presso l’aeroporto militare di Pisa, un grande ‘hub’ aereo militare nazionale “dedicato alla gestione dei flussi, via aerea, di personale e di materiale dal territorio nazionale per i teatri operativi”. In pratica, si tratterà della più grande base aerea della Nato d’Europa, destinata a funzionare come piattaforma logistica di tutte le future missioni militare alleate all’estero.
236 milioni euro sono stati stanziati per creare una rete informatica militare sperimentale, detta Defence Information Infrastructure (Dii), ”necessaria per la trasformazione net-centrica dello strumento militare, elemento essenziale ed abilitante per la pianificazione e la condotta delle operazioni”. Un progetto che vede coinvolta, tra gli altri, la Elsag Datamat, altra azienda del gruppo Finmeccanica.
200 milioni infine all’AgustaWestland Finmeccanica per l’acquisto di dieci nuovi elicotteri Aw-139: velivoli militari di soccorso da utilizzare in operazioni all’interno del territorio ”nazionale o limitrofo”.


Un po’ di vernice è il minimo

Giovedì 28 ottobre, a Sociologia, si stava svolgendo una conferenza sul tema della sicurezza e sul ruolo dell’Italia nelle “missioni di pace”, cioè nei ventuno teatri di guerra in cui – dal Medio Oriente all’Africa – le truppe tricolori sono attualmente impegnate.

All’incontro partecipavano professori di Giurisprudenza e alcuni ufficiali dell’esercito.

La contemporanea presenza di giuristi e di vertici delle forze armate non era casuale. Dal 1991 ad oggi, il governo italiano è costantemente impegnato in operazioni di guerra nonostante la costituzione lo vieti: non c’è qualche giurista che possa risolvere questa contraddizione dello Stato?

A Sociologia dei professionisti della guerra stavano discutendo con dei professori universitari su come servire meglio l’imperialismo italiano…

Nel silenzio generale, un gruppo di antimilitaristi ha contestato la conferenza lanciando dei fumogeni e della vernice rossa contro i relatori e lasciando dei volantini in cui i militari venivano definiti per quello che sono: “assassini”.

Un nostro amico e compagno è stato arrestato: si trova ora nel carcere di Bolzano. A lui va tutta la nostra solidarietà.

La guerra ha bisogno di una vasta complicità: fabbriche di armi, basi militari, centri di ricerca (anche nelle Università, anche a Povo), menzogne dei mass media, conferenze di propaganda.

Noi non vogliamo essere complici con i massacri della democrazia. Ecco tutto.

Non lasceremo in pace chi vive di guerra.

Luca libero!

Fuori le truppe dall’Afghanistan!

Impediamo la costruzione della base di Mattarello!

No all’apertura di un centro di Finmeccanica

(il più grosso produttore italiano di armi)

all’ex Manifattura Tabacchi di Rovereto!

Anarchici

Aggiornamento

Oggi (29 ottobre) Luca è stato condannato per direttissima a 6 mesi di carcere (con la condizionale) per danneggiamento, resistenza, aggressione, più l’obbligo di dimora a Rovereto.

Quello sopra è il volantino distribuito a Trento. Durante il volantinaggio, sulla porta d’entrata di Sociologia campeggiava uno striscione: “Nessuna pace con chi vive di guerra”. Anche gli studenti dell’“aula 13 liberata” hanno diffuso un testo dal titolo “Chi sgancia le bombe non ha nulla da insegnare”.

Leggendo i quotidiani locali di oggi, apprendiamo chi sono i due ufficiali dell’esercito colpiti dalla vernice. Uno è il tenente colonnello Giuseppe Zirone, dell’ufficio piani e polizia militare del comando generale dell’Arma dei carabinieri. L’altro è il capitano Pierpaolo Sinconi, capo ufficio affari internazionali del Coespu. Per chi non lo sapesse, il Coespu (di Vicenza) è una struttura in cui i vertici dei carabinieri addestrano le truppe di mezzo mondo (dal Medio Oriente alla Libia) alla contro-guerriglia e alla contro-insurrezione. Addestrano alla repressione, alla tortura, all’uso del terrore.

Un po’ di vernice contro simili assassini è davvero il minimo.


Una base militare. E io che c’entro?

Volantino distribuito buca a buca in questi giorni a Mattarello:

Buongiorno, dopo tanto tempo abbiamo deciso di scrivervi queste righe. Non ignorerete che a due passi da casa vostra sono cominciati e proseguono i lavori preliminari per costruire una base militare. C’è chi la chiama cittadella militare, chi “nuove caserme”. Ma non è questo il punto. I 1600 soldati di professione che dovrebbe ospitare quella “cosa” servono a fare la guerra. Dopo gli ultimi quattro ufficiali degli Alpini morti in Afghanistan, il governo è ormai costretto a dirlo: l’esercito italiano è in guerra. Non certo per difendere gli interessi nostri, di chi fa fatica ad arrivare a fine mese, ma quelli degli industriali e dei grossi produttori di armi. Continue reading


Le parole e i fatti

Continua la pantomima della finta opposizione alla base militare di Mattarello.

A fine settembre, 7 consiglieri provinciali hanno presentato una mozione in cui si chiedeva maggiore trasparenza sul progetto, una Valutazione di Impatto Ambientale, la soppressione del segreto militare e la sospensione dei lavori per verificare delle alternative. Il ministero della guerra vuole realizzare – in accordo con la Provincia di Trento – una base militare a Mattarello. Cosa vuol dire “progetto alternativo”? Costruire la base diversamente? Farla più piccola? Farla altrove? Continue reading


La memoria di un presente coloniale

Il 9 ottobre, quattro ufficiali degli Alpini sono saltati in aria a bordo del loro “Lince” nella provincia afghana di Farah in seguito a un attentato. Sale a 30 il numero di soldati italiani morti in Afganistan dal 2004.

Mentre il mondo politico esprime unanimemente il proprio cordoglio; mentre il ministro della guerra La Russa chiede al Parlamento di dotare di bombe gli aerei Amx (consapevole, dice, che “è una cosa ai limiti della compatibilità” vista la “missione di pace” in cui è implicata l’Italia); mentre le penne nere sfilano a Trento a spiegare quanto sono buoni e altruisti gli Alpini; la nostra memoria corre a quello che scriveva, quasi un secolo fa, Errico Malatesta a proposito della guerra contro la Libia (anche quella “missione civilizzatrice”, sostenuta da fior fiore di interventisti democratici). 

Quando le soldatesche austriache scorazzavano le campagne lombarde e le forche di Francesco Giuseppe si ergevano sulle piazze d’Italia, nobile e santa era la rivolta degl’Italiani contro il tiranno austriaco. Oggi che l’Italia va ad invadere un altro paese e sulla piazza di Tripoli si erge e strangola la forca di Vittorio Emanuele, nobile e santa è la rivolta degli arabi contro il tiranno italiano (“La guerra tripolitana”, aprile 1912). 

Ci si dica pure che siamo dei “senza patria”: può anche darsi che sia così. Ad ogni modo, se una patria noi dovessimo sceglierci, sceglieremmo sempre la patria degli oppressi, e non quella degli oppressori. Ma diciamo di più: se sapessimo che dell’esercito che sta invadendo la Libia facessero parte i nostri amici più cari, i fratelli che più amiamo, ebbene, malgrado loro, noi giammai augureremmo la vittoria all’esercito che combatte per perpetrare un atto di tirannide. Anche allora il voto più fervido nostro sarebbe per le povere e disperse tribù che lottano disperatamente per la propria libertà. E così sentendo – perché è il più profondo sentimento d’animo nostro che si esprime per le nostre parole – sappiamo di essere guidati da un superiore e assoluto principio di giustizia, uniformandosi al quale soltanto l’umanità può sperare di elevarsi moralmente verso le ragioni del bene (“Volontà”, settembre 1913).


Il grande affare USA dell’AGS di Sigonella

di Antonio Mazzeo
La militarizzazione del territorio e le minacce alla sicurezza dei siciliani sono inesauribile fonte di guadagno per una delle principali aziende del comparto militare statunitense. Spacciato dal ministro La Russa come importante occasione di sviluppo economico ed occupazionale, il nuovo sistema AGS di sorveglianza terrestre della NATO che sta per essere realizzato nella base di Sigonella, è invece l’occasione per trasferire enormi risorse pubbliche nelle casse di un consorzio industriale che vede in posizione dominante le statunitensi Northrop Grumman e General Dynamics.
Secondo fonti atlantiche, il programma AGS (Alliance Ground Surveillance) sarà un sistema integrato che consisterà di un segmento aereo e di uno terrestre, gestito da un NATO Force Command di 800 uomini, basato a Sigonella. L’AGS permetterà alla NATO di “eseguire la continua sorveglianza di vaste aree di territorio”, grazie all’utilizzo dei velivoli senza pilota “Global Hawk”, dotati di elevata autonomia (superiore a 30 ore di volo) ed in grado di volare fino a 60.000 piedi di altezza ed in qualsiasi condizione meteorologica. Nello specifico, i velivoli della Northrop Grumman saranno del tipo “Block 40” , equipaggiati con un sensore radar di sorveglianza del suolo (MPRIP Multi-Platform Radar Insertion Program) ed un sistema di trasmissione dati a banda larga. Continue reading


La guerra e’ anche la scienza che la rende possibile

(volantino preparato per il convegno “Scienza tra  guerra e pace”, sponsorizzato dalla Provincia di Trento, che doveva svolgersi al Museo Civico di Rovereto il 1° ottobre. In realtà, la pretesa “tavola rotonda” è stata una sorta di festa di compleanno per il “pacifista” e nuclearista Bernardini… Va da sé che gli scienziati presenti non hanno apprezzato granché i contenuti del testo)

“PACE E GUERRA sono di essenza diversa. La loro pace e la loro guerra son come vento e tempesta. La guerra cresce dalla loro pace come il figlio dalla madre. Ha in faccia i suoi lineamenti orridi. La loro guerra uccide quel che alla loro pace è sopravvissuto.”

B.Brecht

Siamo in guerra. Nonostante il continuo tentativo di mascherarlo o di renderlo normale, si tratta di un dato di fatto che non si può più negare. Tanti aspetti del nostro vivere “civile” si inseriscono in questo contesto. Continue reading


Vicenza è sempre più Africom

di Antonio Mazzeo
Dal dicembre 2008, il comando SETAF (Southern European Task Force) dell’esercito USA di stanza a Vicenza ha assunto il nome di US Army Africa, componente terrestre di Africom, l’organismo delle forze armate statunitensi che sovraintende a tutte le operazioni di guerra nel continente africano. Mentre proseguono i lavori per trasformare il vecchio scalo aeroportuale Dal Molin, la città di Vicenza rafforza il suo ruolo di base avanzata per la proiezione di Stati Uniti e alleati NATO in Africa, ospitando il principale centro di formazione strategica degli eserciti dei paesi africani (alcuni dei quali in testa nelle classifiche relative a crimini di guerra, violazione dei diritti umani e repressione di organizzazioni e movimenti sociali). Continue reading