Monthly Archives: Marzo 2011
Ipocriti e assassini: contro l’intervento militare in Libia
Dopo aver sostenuto, armato e finanziato Gheddafi per trent’anni, lo Stato italiano – qualche giorno dopo i festeggiamenti per il suo 150° anniversario – è entrato attivamente nella coalizione militare che sta bombardando la Libia.
Per “proteggere la popolazione civile”, ci dicono politici e giornalisti. La stessa popolazione che Gheddafi ha sfruttato, represso, rinchiuso e assassinato grazie ai soldi italiani e ai trattati con l’Italia.
Le bombe dei tornado italiani, come degli altri caccia alleati, non faranno altro che portare morte e distruzione. I “bombardamenti chirurgici” li abbiamo già visti in Iraq e in Serbia.
Lo scopo di questa guerra è l’accaparramento del petrolio libico, che l’insurrezione e la guerra civile rischiano di sottrarre alle potenze coloniali. Non solo. Un forte insediamento militare in Libia permette di far capire a tutti i popoli insorti nel Mediterraneo chi comanda e con chi vanno stabilite le alleanze. Continue reading
Fabbricanti di morte a due passi da noi
(questo testo è stato distribuito martedì 15 marzo, a Rovereto, durante il presidio davanti al palazzo in cui si è svolto il consiglio comunale. Ora nessuno può più dire: “Io non lo sapevo”).
Finmecanica in Trentino
Nel gennaio del 2006, Eurotech S.p.A dà vita ad Eth Lab, centro di ricerche dell’intero gruppo insediato a Pergine Valsugana. Eurotech ha acquisito tre anni prima la Parvus Corporation di Salt Lake City, che produce esclusivamente componenti elettroniche per l’esercito e i sistemi d’arma.
In collaborazione con l’Università di Trento e l’Istituto Trentino di Cultura (parte della Fondazione Bruno Kessler), i campi di ricerca di Eth Lab sono la microelettronica, le nanotecnologie, l’informatica e i sistemi di sensori.
Nell’estate dello stesso anno, Eurotech avvia un rapporto di “partnership strategica” con Finmeccanica “nei settori dell’Aerospazio, della Difesa, della Sicurezza, dei Trasporti e dell’Energia”. Da questo accordo nasce “Zypad”, un computer da polso per le forze di polizia e per l’esercito. Nello stesso periodo Eurotech acquisisce il 21% di Utri S.p.A., azienda specializzata nei velivoli militari senza pilota (gli UAV o droni).
Nel novembre del 2008, Finmeccanica diventa il principale azionista di Eurotech (11, 1%) e ne occupa completamente il Consiglio di Amministrazione.
Guardando a quali progetti collabora Eurotech si capirà il perché. Continue reading
US AFRICOM e i Marines per la guerra contro la Libia
di Antonio Mazzeo
Washington annuncia la propria disponibilità a cedere a Francia e Gran Bretagna la leadership nella conduzione della guerra contro la Libia ma potenzia intanto il proprio dispositivo militare nel Mediterraneo. La forza anfibia di pronto intervento Bataan ARG salperà entro 48 ore dalla costa atlantica degli Stati Uniti d’America per raggiungere le unità navali già impegnate nelle operazioni di bombardamento contro il regime di Gheddafi. “La task force sarà attiva sin dalla prossima settimana”, ha affermato il portavoce del comando della II Flotta della marina militare statunitense. “La Bataan ARG opererà a supporto del piano d’intervento USA ed internazionale associato alla crisi in Libia ed è preparata a condurre missioni che vanno dalla presenza navale avanzata alle operazioni di sicurezza marittima, alla cooperazione di teatro e all’assistenza umanitaria”. Continue reading
Solidarietà con gli insorti libici
Giovedì 24 febbraio, a Rovereto, una ventina di anarchici ha dato vita a una piccola manifestazione spontanea in solidarietà con l’insurrezione libica, contro la sua brutale repressione da parte di Gheddafi e contro la complicità del governo e dei capitalisti italiani.
Il traffico è stato bloccato per una ventina di minuti su corso Rosmini: striscioni, volantini e interventi al megafono hanno spiegato le ragioni del blocco. Sono stati affissi diversi manifesti sulle responsabilità di Unicredit e una grande scritta (“Gheddafi primo azionista di Unicredit – Assassini”) è apparsa sul palazzo che ospita l’omonima banca in piazza Rosmini. Altri manifesti denunciavano la presenza di Finmeccanica a Rovereto. Continue reading
Chi fa affari con Gheddafi
Tutte le informazioni che seguono, fornite in questi giorni da molti quotidiani, sono dati da tempo di pubblico dominio, ai quali, prima dell’insurrezione libica, non veniva prestata attenzione. Le relazioni commerciali con la Libia sono fondamentali per l’economia italiana e nessuno finora le aveva messe in discussione. Ringraziamo i libici in lotta per aver messo in crisi gli sfruttatori italiani presenti sul loro territorio. Consideriamo la loro rivolta come un atto di solidarietà nei nostri confronti. Nei rapporti economici l’Italia è al primo posto per l’export e al quinto per l’import da Tripoli, con stime superiori ai 12 miliardi per l’intero anno 2010. L`importanza che il paese nordafricano riveste per l`Italia è dimostrata dalla presenza stabile in Libia di oltre 100 imprese, prevalentemente collegate al settore petrolifero e alle infrastrutture, ai settori della meccanica, dei prodotti e della tecnologia per le costruzioni. Il 7,2% di UniCredit è controllato, attraverso le partecipazioni, dalla Libyan Investments Autorithy, dalla Banca Centrale Libica e dalla Libyan Arab Foreign Bank. La finanziaria Lafico (Libyan arab foreign investment), braccio finanziario del colonnello Gheddafi, possiede il 14,8% della Retelit (società controllata dalla Telecom Italia attiva nel WiMax), il 7,5% della Juventus (partecipata dal 1976), il 33% per cento della Triestina e il 31% per cento della società Olcese nel settore manifatturiero. Continue reading
Il 2020 si avvicina
Alcuni lettori si ricorderanno del Rapporto “Operazioni Urbane nell’anno 2020” elaborato dalla NATO nel 2003. Sulla base della pesante batosta subita a Mogadiscio, gli strateghi dell’Alleanza Atlantica avevano dovuto ripensare logica e modalità degli interventi militari.
Ciò da cui sono partiti, è l’analisi di una condizione tanto presente nelle vite di milioni di sfruttati quanto assente dalle categorie con cui il carrozzone della sinistra e della sua sinistra interpreta il mondo. Continue reading
Egitto: tra esercito e libertà
Difficile farsi un’idea precisa di quanto sta accadendo in Egitto. Certo non si può parlare, come è stato fatto, di rivoluzione, se per rivoluzione s’intende una profonda trasformazione dei rapporti sociali, ma nemmeno se ci si ferma alla sua accezione politica e “borghese”, cioè alla modifica radicale degli assetti istituzionali e delle forme del potere. Il “governo di transizione” è costituito dal personale di Mubarak, benché quest’ultimo sia stato costretto ad andarsene. Aggiungiamo poi che la “transizione verso la democrazia” è garantita dall’esercito, il quale ha sospeso la costituzione in vista di nuove elezioni, promettendo di abrogare solo alcune delle norme costituzionali più odiate. L’elogio espresso da Barak Obama – un elogio obtorto collo, visto il costante appoggio politico e militare fornito negli anni dagli Stati Uniti al regime di Mubarak – significa che la nuova eletta dominante non spiace al capitale internazionale. Continue reading
La cattiva coscienza dei politici e le mani grondanti di sangue dei padroni italiani
Le centinaia di morti, operai, lavoratori, disoccupati, studenti, casalinghe, nei paesi arabi e in Libia sono il frutto (anche) dei “buoni” rapporti dei governi italiani con i dittatori del mondo arabo che, insieme, hanno fatto affari d’oro.I soldi provenienti dal petrolio hanno finanziato le spese militari dei paesi amici, Algeria, Egitto, Tunisia, Marocco, Israele e – in particolare – Libia. Gheddafi, dopo essere stato considerato nel 1970 un terrorista, capo di uno “stato canaglia” per aver espulso dal paese le aziende e le compagnie petrolifere americane, ha fatto affari con le industrie italiane: ENI, SNAM, Fiat, Finmeccanica, ecc.Si calcola che circa il 35/40% del petrolio libico arrivi direttamente in Italia e più del 40% sono le importazioni libiche dall’Italia. Continue reading
Libia, se a sparare sono armi italiane
Mentre continuano a pervenire dalla Libia drammatiche notizie sulla violenta repressione ad opera del regime, appare utile ricordare che Tripoli è un partner commerciale importante per l’Italia anche nel settore militare. Infatti in questo paese è diretto circa il 2% delle esportazioni totali dell’Italia, ponendosi come il nono paese importatore delle armi italiane. Tra l’altro, dopo un leggero calo tra il 2005 e il 2007, nel 2008 il valore delle spese militari libiche ha ricominciato a crescere, raggiungendo la cifra di 1,1 miliardi di dollari nel 2008, aprendo quindi prospettive interessanti alle esportazioni di armi. In base ai Rapporti del Presidente del Consiglio dei Ministri sui lineamenti di politica del Governo in materia di esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento, il valore delle esportazioni di armi italiane alla Libia è in costante crescita a partire dal 2006, anno in cui riprendono i flussi commerciali tra i due Stati. Continue reading