Gli aguzzini del mare e del deserto
la politica del governo italiano in Libia
Ciò che accade al largo delle coste e all’interno del territorio libico è davvero rappresentativo dei tempi ignobili in cui viviamo.
Con lo spudorato pretesto della “lotta ai trafficanti di uomini”, lo Stato italiano sta lautamente finanziando signori della guerra, guardie e milizie (quello che si definisce maldestramente “governo libico”) per il controllo e l’internamento di massa dei poveri in fuga. Pattugliamenti e respingimenti sulle coste del Mediteraneo, detenzione nei campi di concentramento libici di circa seicentomila persone, costruzione di un muro nel deserto lungo il confine con il Niger, il Ciad e il Mali. Le stesse milizie che si sono arricchite per mesi con i viaggi della disperazione, ora sono pagate per impedirli. Sono le stesse milizie a cui l’ENI delega la difesa armata dei propri pozzi. Nei trentaquattro campi di concentramento (di cui ventiquattro nel territorio controllato dal governo di Tripoli, alleato dell’Italia) si praticano quotidianamente torture, violenze, stupri. L’importante è che la merce umana non richiesta non venga a turbare i sogni di ordine e sicurezza in Italia e in Europa. Il resto non è affar nostro, giusto? D’altronde, con la Turchia di Erdogan non si sono stipulati gli stessi accordi?