Category Archives: Generale

Le parole e i fatti

Continua la pantomima della finta opposizione alla base militare di Mattarello.

A fine settembre, 7 consiglieri provinciali hanno presentato una mozione in cui si chiedeva maggiore trasparenza sul progetto, una Valutazione di Impatto Ambientale, la soppressione del segreto militare e la sospensione dei lavori per verificare delle alternative. Il ministero della guerra vuole realizzare – in accordo con la Provincia di Trento – una base militare a Mattarello. Cosa vuol dire “progetto alternativo”? Costruire la base diversamente? Farla più piccola? Farla altrove? Continue reading


La memoria di un presente coloniale

Il 9 ottobre, quattro ufficiali degli Alpini sono saltati in aria a bordo del loro “Lince” nella provincia afghana di Farah in seguito a un attentato. Sale a 30 il numero di soldati italiani morti in Afganistan dal 2004.

Mentre il mondo politico esprime unanimemente il proprio cordoglio; mentre il ministro della guerra La Russa chiede al Parlamento di dotare di bombe gli aerei Amx (consapevole, dice, che “è una cosa ai limiti della compatibilità” vista la “missione di pace” in cui è implicata l’Italia); mentre le penne nere sfilano a Trento a spiegare quanto sono buoni e altruisti gli Alpini; la nostra memoria corre a quello che scriveva, quasi un secolo fa, Errico Malatesta a proposito della guerra contro la Libia (anche quella “missione civilizzatrice”, sostenuta da fior fiore di interventisti democratici). 

Quando le soldatesche austriache scorazzavano le campagne lombarde e le forche di Francesco Giuseppe si ergevano sulle piazze d’Italia, nobile e santa era la rivolta degl’Italiani contro il tiranno austriaco. Oggi che l’Italia va ad invadere un altro paese e sulla piazza di Tripoli si erge e strangola la forca di Vittorio Emanuele, nobile e santa è la rivolta degli arabi contro il tiranno italiano (“La guerra tripolitana”, aprile 1912). 

Ci si dica pure che siamo dei “senza patria”: può anche darsi che sia così. Ad ogni modo, se una patria noi dovessimo sceglierci, sceglieremmo sempre la patria degli oppressi, e non quella degli oppressori. Ma diciamo di più: se sapessimo che dell’esercito che sta invadendo la Libia facessero parte i nostri amici più cari, i fratelli che più amiamo, ebbene, malgrado loro, noi giammai augureremmo la vittoria all’esercito che combatte per perpetrare un atto di tirannide. Anche allora il voto più fervido nostro sarebbe per le povere e disperse tribù che lottano disperatamente per la propria libertà. E così sentendo – perché è il più profondo sentimento d’animo nostro che si esprime per le nostre parole – sappiamo di essere guidati da un superiore e assoluto principio di giustizia, uniformandosi al quale soltanto l’umanità può sperare di elevarsi moralmente verso le ragioni del bene (“Volontà”, settembre 1913).


Il grande affare USA dell’AGS di Sigonella

di Antonio Mazzeo
La militarizzazione del territorio e le minacce alla sicurezza dei siciliani sono inesauribile fonte di guadagno per una delle principali aziende del comparto militare statunitense. Spacciato dal ministro La Russa come importante occasione di sviluppo economico ed occupazionale, il nuovo sistema AGS di sorveglianza terrestre della NATO che sta per essere realizzato nella base di Sigonella, è invece l’occasione per trasferire enormi risorse pubbliche nelle casse di un consorzio industriale che vede in posizione dominante le statunitensi Northrop Grumman e General Dynamics.
Secondo fonti atlantiche, il programma AGS (Alliance Ground Surveillance) sarà un sistema integrato che consisterà di un segmento aereo e di uno terrestre, gestito da un NATO Force Command di 800 uomini, basato a Sigonella. L’AGS permetterà alla NATO di “eseguire la continua sorveglianza di vaste aree di territorio”, grazie all’utilizzo dei velivoli senza pilota “Global Hawk”, dotati di elevata autonomia (superiore a 30 ore di volo) ed in grado di volare fino a 60.000 piedi di altezza ed in qualsiasi condizione meteorologica. Nello specifico, i velivoli della Northrop Grumman saranno del tipo “Block 40” , equipaggiati con un sensore radar di sorveglianza del suolo (MPRIP Multi-Platform Radar Insertion Program) ed un sistema di trasmissione dati a banda larga. Continue reading


La guerra e’ anche la scienza che la rende possibile

(volantino preparato per il convegno “Scienza tra  guerra e pace”, sponsorizzato dalla Provincia di Trento, che doveva svolgersi al Museo Civico di Rovereto il 1° ottobre. In realtà, la pretesa “tavola rotonda” è stata una sorta di festa di compleanno per il “pacifista” e nuclearista Bernardini… Va da sé che gli scienziati presenti non hanno apprezzato granché i contenuti del testo)

“PACE E GUERRA sono di essenza diversa. La loro pace e la loro guerra son come vento e tempesta. La guerra cresce dalla loro pace come il figlio dalla madre. Ha in faccia i suoi lineamenti orridi. La loro guerra uccide quel che alla loro pace è sopravvissuto.”

B.Brecht

Siamo in guerra. Nonostante il continuo tentativo di mascherarlo o di renderlo normale, si tratta di un dato di fatto che non si può più negare. Tanti aspetti del nostro vivere “civile” si inseriscono in questo contesto. Continue reading


Vicenza è sempre più Africom

di Antonio Mazzeo
Dal dicembre 2008, il comando SETAF (Southern European Task Force) dell’esercito USA di stanza a Vicenza ha assunto il nome di US Army Africa, componente terrestre di Africom, l’organismo delle forze armate statunitensi che sovraintende a tutte le operazioni di guerra nel continente africano. Mentre proseguono i lavori per trasformare il vecchio scalo aeroportuale Dal Molin, la città di Vicenza rafforza il suo ruolo di base avanzata per la proiezione di Stati Uniti e alleati NATO in Africa, ospitando il principale centro di formazione strategica degli eserciti dei paesi africani (alcuni dei quali in testa nelle classifiche relative a crimini di guerra, violazione dei diritti umani e repressione di organizzazioni e movimenti sociali). Continue reading


Sabotare la guerra dalla base

La lotta contro la base militare di Mattarello (Trento)

(contributo per l’incontro internazionale antimilitarista del 24-25-26 settembre 2010 a Barcellona)

Abbiamo già illustrato il progetto della base militare di Mattarello e il contesto in cui si inserisce nel nostro appello (tradotto anche in castigliano) Impediamo la costruzione della base militare di Mattarello. Agli anarchici, ai libertari, agli antimilitaristi del febbraio 2009. Con l’intervento di oggi vogliamo sviluppare alcune considerazioni più generali e allo stesso tempo raccontare a grandi linee l’attività che abbiamo svolto nel frattempo e ciò che ci proponiamo per il prossimo periodo.

Vista l’importante occasione di questo incontro internazionale, ci sembra utile confrontarci soprattutto sui metodi di lotta, su come ridare all’antimilitarismo tutta la sua carica sovversiva. Per agevolare la discussione procederemo per punti. Queste nostre note vanno lette come una semplice scaletta di problemi.

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Un miliardo di dollari per le nuove basi USA in Afghanistan

di Antonio Mazzeo
Erano 38.000 i militari USA in Afghanistan sino all’avvio della controffensiva di primavera nel sud del paese e in Pakistan. Per il Pentagono, l’obiettivo è però quello di trasferire nell’area di guerra altri 30.000 militari entro la fine dell’anno e 12.000 nel 2010. Una escalation senza precedenti che richiede la realizzazione in tempi brevissimi di infrastrutture di supporto per le nuove “brigate di combattimento”. L’US Army ha così richiesto lo stanziamento di 924 milioni di dollari per costruire “basi di proiezione avanzata”, alloggi per le truppe, scali aerei operativi, depositi di munizioni e carburante.
Una parte delle nuove infrastrutture militari sarà realizzata all’interno dell’aeroporto di Kandahar, dove sin dalle scorse settimane hanno preso il via imponenti lavori di scavo e movimentazione terra. Nello scalo dovrebbero sorgere diversi edifici da adibire a centri comando, caserme, alloggi ufficiali ed uffici. Si starebbero inoltre asfaltando ampie superfici di terreno da adibire a piattaforme per l’atterraggio di elicotteri e, entro il prossimo anno, a piste d’atterraggio e parcheggio per i velivoli da trasporto ed aviolancio “Lockheed C-130 Hercules” ed altri velivoli da guerra. I lavori sono coordinati da unità specializzate dell’esercito e della marina statunitense, tra cui il IV Battaglione d’Ingegneria appena trasferito dall’Iraq. Nell’intera regione verranno realizzate progressivamente altre infrastrutture più “leggere”. Continue reading


La guerra è qui

 (volantino distribuito a La Spezia)

Nonostante oggi, nella propaganda mediatica, si definiscono “umanitarie” e “operazioni di pace”, tutta una serie di terminologie in uso di chi le guerre le crea, ci guadagna e le fomenta per interessi economici, sopratutto.

D’altronde se una guerra è violenza, stragi, controllo del territorio e delle risorse, stupri e genocidi, allora, a ben guardare, la guerra è ben presente qui ed ora, nelle città, nelle case. Continue reading


CAMPEGGIO in Sardegna!

Clicca qui per vedere o scaricare il manifesto con il programma.


1-2-3 ottobre: campeggio libertario antinucleare e antimilitare

Quello del Salto di Quirra è il poligono sperimentale più grande d’Europa. In questo poligono fabbricanti di morte e militari sviluppano e sperimentano nuovi sistemi d’armi, uomini e donne si addestrano per uccidere.

Negli anni ’50 quando basi e poligoni in Sardegna vennero istituiti, essendo appena terminata la guerra, il rifiuto del militarismo era patrimonio diffuso nelle nostre comunità. Per questo a maggior ragione lo Stato fece credere alle popolazioni che quello che si andava a creare non fosse un luogo di guerra, bensì un poligono dedicato alla ricerca spaziale e civile. Questa favola continua ancora oggi, infatti il ritornello è sempre lo stesso; propagandando un uso civile dell’area si vuole imporre un ampliamento vero e proprio per esigenze strategiche a scopo militare. E anche su quest’imbroglio si basa tutt’ora la pacifica convivenza tra la popolazione e il poligono.

Un’altra favola è quella secondo cui la base è portatrice di ricchezza, benessere e posti di lavoro: a fronte di poche centinaia di civili impiegati occupa 12.000 ettari di territorio, una quindicina di comuni limitrofi sono esposti direttamente alle conseguenze delle attività e sperimentazioni belliche. Decine di ettari di terra per ogni lavoratore assunto in base! Nel frattempo l’emigrazione continua come cinquant’anni fa.

Ciò che realmente la base ha portato è un aumento del controllo e della militarizzazione, un inquinamento insidioso e invisibile, ma che causa in ogni momento malattie e morte tra la popolazione. Basta dire che nella frazione di Quirra si osserva un incidenza di tumori emolinfatici mortali almeno dieci volte superiore alla media regionale, mentre a Escalaplano in un solo anno si sono verificate 8 malformazioni gravissime su 21 bambini nati. Malformazioni, aborti e terribili malattie si verificano con grande frequenza tra il bestiame presente in prossimità del poligono.

Fino a poco tempo fa la risposta dello Stato è stata quella di negare l’evidenza, fino alla grottesca affermazione dell’allora generale Molteni che arrivò a dichiarare che le deformazioni sono dovute al fatto che i sardi si accoppiano tra parenti!

Nel momento in cui non si poteva più fare finta di niente lo Stato ha ammesso le sue colpe concedendo degli indennizzi alle popolazioni colpite dalle attività belliche; ammettendo che le basi sono pericolose, dannose e mortali. Ma al posto di eliminare le cause di morte, inquinamento, malattie e sofferenze dai territori interessati, i progetti delle istituzioni politiche militari prevedono un ampliamento della militarizzazione e un’intensificazione delle attività del poligono, alla ricerca di armi di distruzione sempre più letali e sofisticate.

I fatti dimostrano che la possibilità di convivere con il poligono militare è una pura illusione, alimentata dalla propaganda militarista. Conviviamo con lo sviluppo e la produzione di armi distruttive, utilizzate ogni giorno nelle guerre di sterminio in tutto il pianeta, i soldati nelle strade. Accettare questa convivenza ci rende le prime vittime e i primi complici di questa vergogna.