La guerra è anche qui. Aermacchi e Finmeccanica: mercanti di morte

Pubblichiamo qui sotto un volantino distribuito in provincia di Varese su Finmeccanica:

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Sardegna: bloccati cantieri per l’installazione di radar militari

Da qualche settimana sulla costa occidentale della Sardegna si sta tentando di procedere all’installazione di quattro radar militari, definiti “anti-migranti”, le località interessate (Sant’Antioco – Capo Sperone; Fluminimaggiore – Capo Pecora; Tresnuraghes – Tinnias; Sassari – Argentiera).

Le installazioni dovrebbero essere 17 o 18 in tutta Italia, di cui 4 in Sardegna, una sicuramente già realizzata ma non funzionante a Siracusa, un’altra autorizzata a Gagliano del Capo in provincia di Lecce, le altre dovrebbero concentrarsi (si vocifera) tra la Liguria (dove uno dovrebbe già essere realizzato) e le coste Adriatica e Ionica. Tutte fanno parte del progetto dell’Unione Europea di potenziamento delle frontiere esterne della “Fortezza Europa” in difesa dai flussi migratori provenienti dal Nord Africa.

La ditta appaltatrice è ALMAVIVA del gruppo FINMECCANICA mentre l’opera nel complesso è affidata alla GUARDIA DI FINANZA.

In Sardegna ad oggi tutti e quattro i cantieri, partiti quasi in contemporanea, sono bloccati e presidiati. La popolazione, prima a Sant’Antioco, poi a Fluminimaggiore, quindi a Tresnuraghes e Argentiera-Sassari, si sta opponendo, all’ennesimo “ordigno” militare calato dall’alto.

I militari e i tecnici, già presentatisi più volte, in diversa foggia, con ruspe, elicotteri, sedicenti esperti, e carabinieri che identificano i manifestanti, sono stati finora respinti con successo.

Ma i tentativi continueranno, e, passato l’entusiasmo iniziale, molti, tanto più se si è pochi, saranno presi da stanchezza e scoramento.

Ciò che sta avvenendo è cosa rara e bella. Si dice no ad un’installazione militare che fa male da molti punti di vista. Facciamo che non muoia e che non rimanga un problema delle comunità locali.

Per informazioni e partecipazione:

noradarcaposperone.blogspot.com


Olio nei motori del militarismo USA

Nuova commessa da 2,2 milioni di dollari sul fronte delle telecomunicazioni militari. La ditta Parvus  Corporation di Salt Lake City (USA), controllata da Eurotech (ricordiamo che l’Eurotech è una controllata di Finmeccanica coinvolta nel programma Manifattura domani a Rovereto e che è anche la costruttrice degli impianti di comunicazione degli aerei senza pilota  UAV MQ-1 Predator) dovrà costruire per la Difesa Usa il sottosistema DuraNET 2955, sviluppato per applicazioni militari. Questo prodotto rappresenta una soluzione affidabile per fornire connettività di rete locale (LAN) e per abilitare comunicazioni tra dispositivi in un contesto operativo “net centric”.
Secondo quanto dichiarato dal vicepresidente vendite e marketing di Parvus, Dusty Kramer, la scelta per il programma JPALS del DuraCOR 810 testimonia la sua alta affidabilità nei programmi militari e nell’ambito dei sistemi di calcolo che offrono un ingombro limitato. In questo modo Parvus Corporation, attraverso la collaborazione con Rockwell Collins, sarà in grado di fornire alla marina militare la capacità necessaria di poter condurre missioni in qualsiasi condizione per quel che riguarda il meteo.

Inequivocabili le dichiarazione del Presidente di Parvus Corporation Les Goodman: “Siamo orgogliosi di supportare le forze armate americane e di abilitare modalità operative net-centric delle unità impegnate sul campo”.

Come si vede, le ragioni per impedire ad Eurotech e alle sue controllate di entrare all’ex Manifattura Tabacchi di Rovereto non mancano di certo.


Padova – Contestatazione contro il PD complice delle guerre imperialiste

Giovedì 5 maggio una decina di compagni si sono presentati davanti al cinema Astra di Padova per contestare la proiezione, da parte del Partito Democratico, del film “Il terrorista” di De Bosio.

Questo film presenta una pagina della Resistenza in Veneto ed è contradditorio e ipocrita che un partito, che ha sempre appoggiato le missioni di guerra occupando altri Paesi, mostri un film in cui uomini e donne lottano contro l’occupante nazi-fascista, per la libertà e l’uguaglianza.

Non si può contemporaneamente occupare l’Iraq, l’Afghanistan e poi stare dalla parte della Resistenza locale del 1943-45.

E’ stato esposto uno striscione con scritto: “LA RESISTENZA LO HA INSEGNATO, NESSUN PAESE VA OCCUPATO. PD: COMPLICE DELLE GUERRE IMPERIALISTE”.

Tra gli interventi fatti al megafono si è anche ricordata l’aggressione fatta a Torino, dal servizio d’ordine del Pd, contro lo spezzone antimilitarista durante il primo maggio.

Rapida la risposta della polizia e digos che è intervenuta. Buona la solidarietà di alcune passanti.

E’ stato inoltre lanciato un appello al pubblico: “..se ci si definisce pacifisti non si può guardare un film sulla Resistenza nella stessa sala cinematografica con il Pd, che appoggia le guerre imperialiste”.

compagni partecipanti al presidio

 


Il diritto alla guerra

Quando si discute di Diritto Internazionale Umanitario, nel migliore dei casi se ne critica la non applicazione da parte degli eserciti impegnati in guerra e la conseguente inefficacia nel limitare gli abusi e gli orrori commessi dai militari.

Spesso tuttavia costruire degli argini non solo non consente di mitigare la capacità di un fiume, ma non fa altro che aumentarne la potenza. Così questo insieme di norme e procedure umanitarie si è frequentemente dimostrato una valida arma nelle mani dei signori della guerra.

Per cogliere il ruolo svolto dal DIU può risultare utile osservare da vicino il comportamento di Israele, una democrazia di guerra in senso stretto. Chi si stupisce dell’incapacità di quest’area del diritto di prevenire o sanzionare gli eccessi nelle condotte degli eserciti, farebbe bene ad ascoltare le parole di Ava Kasher, un professore di etica dell’università di Tel Aviv, scelto dalle forze armate israeliane per elaborare un codice etico che guidi le operazioni militari contro i palestinesi. Ci spiega il professore che: “Il diritto internazionale non è rigido come il codice della strada. Buona parte di esso è consuetudinario e c’è attualmente uno sforzo internazionale comune nel riscriverlo al fine di adattarlo alla guerra contemporanea,” aggiungendo poi, riguardo il suo Stato: “Noi in Israele, in prima linea nella guerra contro il terrore, siamo chiamati a recitare una parte cruciale nello sviluppo del DIU, consapevoli che ciò che facciamo è destinato a diventare legge”. Continue reading


Trento e Rovereto – Sabotati bancomat Unicredit contro guerra in Libia

riceviamo da mail anonima:

“TRENTO-ROVERETO: DIVELTI A MAZZATE 3 BANCOMAT UNICREDIT. COMPLICE DI GHEDDAFI. GUERRA ALLA GUERRA”.

(pubblicato dal sito www.inform-azione.info il 1° maggio)


Dietro la polizia irachena, i carabinieri italiani

 La mattina del 28 Marzo 2011, una delegazione di parlamentari guidata dal vice presidente della camera, Maurizio Lupi, ha incontrato una rappresentanza di militari italiani della NATO Training Mission Iraq nella sede dell’ambasciata italiana.

Il colonnello Riccardo Caimmi, ha descritto il quadro generale della missione e il contributo dato dai carabinieri italiani nella formazione della polizia irachena:

– circa 10000 poliziotti dell’Iraqui Federal Police addestrati dai carabinieri italiani dalla fine del 2007 ad oggi.

– oltre 400 poliziotti della Iraqui Oil Police (corpo di polizia che si occupa specificatamente nella protezione degli oleodotti e delle infrastrutture petrolifere) addestrati e in corso di formazione, con un progetto recentemente avviato dai carabinieri in risposta ad una richiesta avanzata dal ministero degli Interni iracheno.


Schizzi di una pratica antimilitarista in Germania

 Su come un colpo repressivo si possa trasformare in contrattacco… 

Nel luglio 2007 vengono arrestati tre compagni.

Oliver, Axel e Florian sono fermati brutalmente da reparti speciali della polizia a Brandeburg/Havel, nei pressi di Berlino, poco dopo aver depositato alcuni ordigni incendiari sotto dei furgoni di proprietà dell’esercito tedesco.

Contro di loro – ed altri 4 compagni, di cui uno verrà arrestato lo stesso giorno – andava avanti da lungo tempo un’indagine condotta dalla polizia federale: tutti accusati di appartenenza al “Militante Gruppe”.

I compagni hanno subito organizzato delle iniziative di solidarietà per gli arrestati – dal presidio di fronte al carcere passando per azioni dirette – ma molti si sono trovati di fronte al classico dilemma di come esprimere solidarietà verso dei compagni accusati di partecipazione ad un gruppo in cui non ci si riconosce e, anzi, si sente spesso una distanza abissale: infatti l’MG si è sempre contraddistinto per la sua chiara impostazione comunista/antimperialista.

Per far fronte a questa situazione, alcuni hanno avuto l’idea di rilanciare la solidarietà tematizzando e facendo propria l’azione per cui i compagni erano stati arrestati, piuttosto che la loro supposta partecipazione a tale gruppo.

Per questo, nei mesi a venire, la solidarietà verrà espressa continuando a rivendicare e soprattutto accentuando in maniera pratica il chiaro rifiuto del militarismo in tutte le sue forme, un sentire già esplicitato attraverso alcuni comunicati letti durante il primo presidio che si era tenuto sotto il carcere giudiziario di Moabit (Berlino).

Pochi giorni dopo appare un manifesto che dice “ci sono troppi automezzi dell’esercito – libertà per Oliver, Florian e Axel – per l’abolizione del paragrafo antiterrorismo”; il manifesto offre un collage di immagini di vari mezzi militari tra cui alcuni recanti la scritta “sabotato”, frutto di azioni dirette avvenute in Germania durante gli ultimi anni. Continue reading


Viva la sincerità

Ufficiali dei Marines spiegano al “Washington Post” come hanno “conquistato i cuori e le menti” di una tribù afgana: “Non li convinci con i progetti e la buona volontà. Devi arrivare con due compagnie di Marines e iniziare ad ammazzare gente”.

A volte capita che la cruda e brutale realtà della guerra emerga anche tra le righe di servizi giornalistici tutt’altro che pacifisti e antimilitaristi. È il caso di un articolo pubblicato una settimana fa dal “Washington Post”, il più prestigioso organo della propaganda militare americana.

Come si capisce dal titolo del pezzo – Progressi in tre distretti del sud dell’Afghanistan segnalano un cambiamento – si tratta del solito entusiastico quanto parziale resoconto dei progressi militari americani sul fronte afgano, con tanto di afgani felici di vedere i propri villaggi rasi al suolo dall’aviazione Usa o ingabbiati da muri in stile israeliano. Continue reading


Decollano da Sigonella i Predator contro la Libia

di Antonio Mazzeo

Operano da Sigonella gli aerei senza pilota UAV MQ-1 Predator che il Pentagono ha destinato per le operazioni di bombardamento in Libia. La notizia, filtrata nei giorni scorsi su alcuni quotidiani statunitensi, ha trovato l’autorevole conferma dell’International Institute for Strategic Studies (IISS) di Londra. Secondo l’ultimo rapporto del centro studi sulle unità alleate impegnate nell’operazione “Unified Protector”, meno di una settimana fa due squadroni dell’US Air Force con velivoli Predator sono stati schierati nella base siciliana. Un drone è stato utilizzato la prima volta sabato 23 aprile per distruggere una batteria di missili libici nei pressi del porto di Misurata; un secondo raid è stato sferrato invece a Tripoli nella tarda mattinata del 24 contro un sistema anti-aereo “SA-8”. Quest’ultimo attacco avrebbe subito un ritardo sulla tabella di marcia stabilita dagli operatori di terra del Predator. “Nei pressi della postazione missilistica sorge un campo di calcio dove era in corso un incontro di football tra numerosi civili”, riporta una nota del comando NATO per le operazioni di guerra in Libia. “L’attacco è stato eseguito solo dopo che tutte le persone si erano allontanate dall’area suddetta”. Continue reading